Il podcast sulla storia del Forteto, la comunità degli abusi e dei silenzi

“La verità era davanti agli occhi di tutti, ma nessuno ha mai voluto vedere. Una cappa ideologica ha protetto e tenuto nascosto il mostro per oltre vent’anni”. È disponibile da ieri, sulle principali piattaforme, il podcast che il giornalista e autore televisivo Marco Maisano ha dedicato al caso del Forteto, la comunità di recupero per minori, nel Mugello, dove si consumavano maltrattamenti e abusi sui giovanissimi ospiti. Diviso in sette puntate, “L’isola che non c’era – La Favola nera del Forteto” si concentra sulla figura del fondatore Rodolfo Fiesoli, leader indiscusso della comunità fino all’arresto del 2011, e si interroga sulle cause di una delle pagine più buie della storia toscana e non solo.

“La risposta nello scontro ideologico”

“La domanda centrale è come sia potuto accadere – spiega Maisano, che ha condotto l’inchiesta con l’avvocato Edoardo Orlandi -. Bambini abusati e torturati psicologicamente, costretti a rifiutare la famiglia di origine, a subire atti sessuali. La risposta credo vada cercata proprio in quello scontro ideologico tra cattocomunisti e Democrazia cristiana: in quel contesto, per un distorto spirito di appartenenza, una parte della magistratura e della politica continuò a difendere il Forteto e a dipingerlo come un modello da seguire, tutto a dispetto dei racconti che emergevano e soprattutto delle sentenze”.

La condanna nel 1985

Il riferimento è alla condanna definitiva, per gravissime molestie su minori, subita dallo stesso Fiesoli e dall’altro fondatore della comunità, Luigi Goffredi, nel lontano 1985. “Pochi giorni dopo quella sentenza, il tribunale di Firenze affidò al Forteto un bambino disabile di tre anni. Quasi una sfida, di fatto la magistratura arrivò a smentire sé stessa”. Il podcast raccoglie testimonianze inedite e interviste ai principali protagonisti, che a distanza di anni si sono prestati a ripercorrere quei drammatici momenti.

I cosiddetti “chiarimenti”

“Hanno subito abusi fisici e psicologici di ogni tipo, anche con tecniche di manipolazione mentale – continua Maisano – C’erano i cosiddetti “chiarimenti”, con i bambini costretti a confessare violenze in realtà mai subite o pensieri sessuali mai avuti. Un modo, per Fiesoli, di separare i piccoli dalla famiglia di origine e soddisfare le proprie perversioni”. Sullo sfondo, una politica cieca e spinta solo dall’opportunismo. “Senza una presa di coscienza – conclude – i mostri possono tornare”.
 

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